All’Alpe di San Michele il 14 novembre 1943.

FRANCESCA BOLDRINI

Gli archivi custodiscono la memoria del nostro passato e agli storici è demandato il compito di utilizzare questa memoria per ricostruire momenti di storia collettiva ed individuale, che aiutino a comprendere significati, finalità, comportamenti di persone e comunità e la loro influenza sui territori. Tra i documenti relativi ai fatti resistenziali del Varesotto, custoditi nell’Archivio di Stato di Varese, Cesare Sgherbin, presidente della Sezione ANPI di Gavirate, ha rintracciato il prezioso documento -qui di seguito trascritto- relativo alle operazioni di rastrellamento effettuate sul monte San Martino dai nazifascisti il 14 e il 15 novembre 1943. Si tratta della testimonianza di Angelo Lazzarini proprietario dell’osteria

“Ristoro Monte San Michele” (foto)sita all’Alpe di San Michele, rilasciata circa due mesi dopo la Liberazione, quando il ricordo della dolorosa vicenda, che ebbe a subire e che aveva lasciato tracce sul suo corpo e nella sua anima, era ancora ben impresso nella sua mente. Angelo era accusato di connivenza con i partigiani essendo l’osteria che gestiva un punto di riferimento e di collegamento della formazione “Cinque Giornate”, acquartierata nelle fortificazioni di Vallalta sotto la guida del ten. col. Carlo Croce, con gli esponenti dei Comitati di Liberazione della Valtravaglia. Il suo racconto arricchisce di particolari interessanti un fatto di cui si aveva una conoscenza sommaria e stimola ulteriori ricerche.
Doc. I AL COMANDO DI P.S. LUINO
Il sottoscritto Lazzarini Angelo fu Giovanni,(foto)
abitante in Musadino frazione di Porto Valtravaglia, il quale per ogni effetto di legge denunzia quanto appresso: «Verso le ore 4,30 del 14 novembre 1943, all’atto di uscire per i lavori campestri la moglie del Lazzarini vedeva un milite che faceva finta di dormire su di un tavolo esistente fuori della casa.

Questi svegliatosi al rumore dei passi di mia moglie gli ingiunse di ritirarsi in casa e di non uscire per qualsiasi motivo. –Mia moglie appena entrata in casa mi raccontò l’accaduto- Dalle ore 5 fino alle ore 5,30 io e mia moglie abbiamo visto da una fessura della finestra passare militari italiani, tedeschi e carabinieri i quali armati di tutto punto si dirigevano verso il S. Martino per ingaggiare battaglia con i patrioti ivi annidati sin dal settembre scorso. Verso le ore 7 ci siamo decisi ad uscire fuori, mia moglie si diresse verso la stalla dove venne raggiunta e piantonata dai tedeschi, mentre un interprete tedesco, dai seguenti connotati: statura dai metri 1,70 ad 1,80, tarchiato, colorito moro, indossante cappotto color marrone con martingala, parlando l’italiano con lieve accento settentrionale.Lo stesso ci accompagna con un ufficiale tedesco e quattro militi italiani, giuntomi a breve distanza domandò se avessi armi in casa, alla mia risposta affermativa mi ingiunse di consegnarle. Fatto ciò il detto interprete mi colpì ripetutamente con gli stessi, quindi perquisirono tutta la casa prelevando la somma di L. 41.000, continuando a colpirmi con un nervo mettendo tutto sottosopra la casa poscia mi imposero di accompagnarli in cantina dove asportarono numerosi generi alimentari. In detta cantina mi fecero prelevare un assale di carro e con questo mi imposero di aprire tutte le porte delle altre abitazioni che si trovavano sul luogo. Nel frattempo mentre mi trovavo a scassinare la casa di un simpatizzante dei partigiani certo Isabella Natale sentii dei colpi di arma da fuoco che subito dopo seppi ch’era stato ucciso dai predetti tedeschi un certo Isabella Benedetto. Mentre ero in casa di detto Isabella Natale un milite vedendomi ridotto male cercò di portarmi aiuto facendomi bere della birra; l’interprete accortosi di ciò mi tolse la bottiglia scagliandomela contro che per puro caso sfiorò la testa. Indi poscia mi accompagnarono nei paraggi della chiesetta di S. Michele insieme a mia moglie e unitamente a mia cugina Lazzarini Augusta la quale veniva da Musadino per portare il pane per il nostro fabbisogno giornaliero. Verso le ore 10 di detto giorno io, mia moglie e mia cugina fummo rinchiusi in uno stanzino distante circa un centinaio di metri da detta chiesa e sorvegliati dalla SS tedesca. Mentre ero rinchiuso nel suddetto locale misero con noi Vagliani Ambrogio di Castelveccana di Sarigo, Spozio Domenico pure di Sarigo, Menotti Francesco di Brissago, Spozio Ernesto pure di Sarigo e due Sottotenenti del 7° Fanteria si stanza a Porto Valtravaglia fino all’8 settembre i quali facevano il collegamento fra S. Martino e la valle. Verso le ore 3 circa sempre sotto la tutela dell’interprete fummo incanalati per due a piedi sino allo stradone e poscia a mezzo di auto tradotti a Rancio dove si trovava il Comando superiore dell’operazione di S. Martino. Ivi giunti fummo collocati in una cantina di detto Comando ove venivamo interrogati; tutti gli altri furono interrogati senza subire percosse. Lo Spozio Ernesto fu subito rilasciato e trattenuto come ostaggio nella chiesa del paese unitamente ad altra gente. Io fui interrogato per ultimo e subii altre percosse a sangue. Dopo fui portato anch’io in chiesa. Al mercoledì 17 di detto mese verso le ore 11 fui rilasciato in libertà e con amara sorpresa seppi a casa che mia moglie era ancora trattenuta e fu poi rilasciata verso le ore 16 dello stesso giorno. Aggiungo che dalla mia abitazione fu tutto asportato ad eccezione del letto (a tempo opportuno mi impegno di consegnare l’elenco di tutto quanto mi fu asportato). A.D.R. – Durante la perquisizione della mia abitazione sotto le continue percosse subite dall’interprete questi mi disse che la mia fine era segnata. A.D.R. –Poco prima di essere liberato i tedeschi mi dissero a mezzo di un altro interprete che se volevo salva la vita avrei dovuto rinunziare a tutto il mio patrimonio al che risposi di sì pur di avere salva la vita, anche qui subii violenti percosse da parte dei suddetti tedeschi. Tanto comunico perché sia fatta giustizia contro i responsabili delle angherie subite. Con profonda stima mi firmo F/to Lazzarini Angelo Luino, 6 giugno 1945»

Doc.II Al Comitato di Liberazione Nazionale di PORTO VALTRAVAGLIA
Il sottoscritto LAZZARINI Angelo fu Giovanni,
residente a Musadino di Porto Valtravaglia il quale per ogni effetto di legge denunzia quanto appresso: «Cinque o sei giorni or sono venni a conoscenza a mezzo di una mia compaesana moglie di Lazzarini Aurelio che subito dopo la battaglia di S. Martino avvenuta nella seconda decade del mese di novembre 1943, aveva conosciuto in treno sul percorso Saronno - Varese un certo SEVESO Giovanni residente a Saronno via Rimembranza, il quale venuto a conoscenza che detta donna era di Musadino si pronunciava affermando che era stato presente ed aveva preso parte alla asportazione dei miei beni unitamente ai tedeschi.
Lo stesso Seveso Giovanni si pronunciava con detta donna affermando che era stata giusta la rappresaglia nei miei confronti dato perché io portavo ai partigiani del S. Martino il vettovagliamento.
Tanto comunico a codesto C.L.N. per quel senso di giustizia che deve essere fatta contro coloro che partigiavano con gli elementi nazifascisti.
Con perfetta stima Musadino, lì 6.6.1945 LAZZARINI Angelo»
Ufficio di P.SS. di Confine di Luino L’anno Millenovecentoquarantacinque, addì 1° del mese di agosto nell’Ufficio di P. S. di Luino Avanti a noi sottoscritti è presente il signor Lazzarini Angelo fu Giovanni e fu Lazzarini Rosa nato a Musadino il 14.12.1903 residente a Musadino il quale interrogato conferma in ogni sua parte quanto è sopra esposto.
Letto, confermato e sottoscritto. Lazzarini Angelo Gogna Giovanni –Agente P.S.P.C.C. all’originale Il I° archivista di P.S.(Pascale Giuseppe) Pascale.